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Nell’insegnamento dello yoga la filosofica gioca un ruolo molto importante, in quanto permea ogni aspetto dello yoga ed è costantemente presente. Uno dei temi di discussione è il motivo per cui noi esseri umani proviamo sofferenza.

Perché proviamo sentimenti di paura, insicurezza, infelicità, ansia e abbandono quando viviamo in un tempo e in un mondo dove tutto è possibile?

Lo Yoga ci insegna che tutto questo è dovuto a cinque diversi fattori. Essi sono chiamati Panchklesha, dove Panch significa cinque e klesha significa fattore mentale afflittivo.

Nel secondo capitolo, versetto tre degli Yoga Sutra di Patanjali, possiamo leggere la più breve ed allo stesso tempo la più completa descrizione della causa della sofferenza umana. In sanscrito si legge:

avidyā-asmitā-rāga-dveṣa-abhiniveśaḥ kleśāḥ

 

kleshas-tree
La prima parola è avidya
(ignoranza). Il più delle volte l’ignoranza si esprime quando non capiamo la differenza e l’importanza di ciò che è eterno e durevole e di cosa non lo è. Secondo la concezione yogica solo l’anima è permanente ed è l’unica cosa che conta veramente. Se noi continuiamo ad attaccarci alle persone, al lavoro, alle cose materiali, a tutte queste cose che sono soggette a cambiamento e morte, siamo aggrappati ad una falsa illusione di come le cose dovrebbero essere. Quando non siamo in grado di riconoscere la vera natura delle cose e affidiamo la nostra felicità a delle circostanze mutevoli, soffriamo.

La seconda parola è asmita (falsa identificazione). Possiamo pensare che ciò che siamo è ciò che vediamo allo specchio: il nostro corpo fisico, una persona con certe caratteristiche e con un insieme di emozioni e opinioni. Lo Yoga ci insegna che non siamo ne’ l’uno ne’ l’altro. Noi soffriamo perché continuiamo a convincerci di questo. Ma questi aspetti sono in continua evoluzione. Nulla di ciò che cambia può essere considerato Vero. Possiamo identificarci solo con ciò che è immortale: la nostra anima. Diversamente, quando il nostro corpo o la mente soffrono, soffriremo anche noi. La nostra anima è di natura spirituale ed è di volta in volta messa in ombra dall’ego, quella voce che ti dice che sei ciò che possiedi, che sei ciò che fai per vivere, che sei ciò che gli altri dicono di te. Immaginatevi di identificarvi con i vostri possedimenti o con il vostro lavoro e che un giorno veniate derubati o licenziati dal lavoro. Chi siete allora?

L’ego può anche essere collegato al terzo fattore che è raga (attaccamento). L’attaccamento è un fenomeno comune a tutti. La maggior parte di noi ha dato infatti una tale importanza ai fattori esterni che questa é divenuta una malsana abitudine. Lasciamo che i fattori esterni come i luoghi, le abitudini e le altre persone giochino un ruolo predominante nella nostra vita. A volte questo atteggiamento é cosí radicato che non possiamo fare a meno anche della piú piccola routine, ma tutti questi fattori esterni hanno tutti una cosa in comune: non possiamo controllarli. Come possiamo quindi essere felici se affidiamo la nostra felicita’ a circostanze che possono cambiare da un momento all’altro?

Dvesha (gelosia) è il quarto fattore. Anche in questo caso l’ego è presente. Piantiamo il seme della gelosia dentro di noi ed iniziamo costantemente a confrontare noi stessi con gli altri. Vogliamo ciò che gli altri hanno, vogliamo essere importanti quanto gli altri, piacere come gli altri, essere ammirati come gli altri; tutto questo costituisce un terreno fertile dove sofferenza e dolore possono crescere e prosperare. Siamo convinti che la nostra infelicità dipenda da queste circostanze esterne. La sofferenza cosí diventa ancora più grande quando gli altri fanno bene o hanno successo. L’ego ci acceca e non siamo piú in grado di vedere la bellezza e la benedizione nella nostra vita.

Abhinivesha (paura della morte) è il quinto ed ultimo motivo per cui soffriamo. Come accennato in precedenza, tendiamo a non separare il nostro corpo fisico dalla nostra anima. Non li vediamo come due diversi componenti, ma come se fossero la stessa cosa. Di conseguenza crediamo che con la morte finisca tutto e poiché siamo anche consapevoli che questa è inevitabile per tutti gli esseri viventi, la temiamo profondamente. Se invece distinguessimo il corpo dall’ anima, non avremmo alcun bisogno di avere paura la morte, perché saremmo confortati dalla consapevolezza che l’anima, la vera parte di noi, non muore mai, solo il guscio fisico e mortale, che é il nostro corpo, é soggetto alla morte.

Questi cinque atteggiamenti che abbiamo trattato sono altamente connessi al mondo “là fuori” e profondamente lontani dal sé interiore. Questi costituiscono un ostacolo per vedere chiaramente, per lasciare andare l’ego e scoprire il vero sé. La consapevolezza e la crescita spirituale sono considerati uno dei principali obiettivi dello yoga, quindi – al fine di poterli raggiungere e di poter raggiungere il punto in cui nulla ci possa impedire di essere la migliore versione di noi stessi – occorre affrontare questi cinque fattori. Al fine di poter vivere la vostra vita al massimo, nel migliore dei modi, questi devono essere eliminati. Immaginate di non sentirvi mai più gelosi, insicuri o impauriti. Immaginate che ogni giorno possa essere riempito di gioia e beatitudine. Tutti noi possiamo cercare di raggiungere quel punto rifuitando di lasciar germogliare i semi delle malattie mentali nelle nostre menti. La maggior parte delle persone non conosce la causa della mancanza di felicità e spesso ne diventa consapevole solo in etá avanzata. Alcuni invece sono abbastanza fortunati da avere l’opportunità di imparare e di cambiare i propri schemi mentali. Non accadrà da un momento all’altro, ma avete giá fatto il primo passo in quanto essere consapevoli di ciò che puó ostacolare il vostro cammino è un ottimo inizio.

Ricordate che un viaggio di migliaia di chilometri comincia con un solo passo …

 

 L’autore

articolo-ashram-gurukula-3-200x200-1Yogi Ram è un insegnante di yoga classico da 14 anni, e guida corsi di yoga per insegnanti professionali provenienti da tutto il mondo. Attualmente vive nei Paesi Bassi. Ha studiato yoga classico, filosofia vedica, filosofia vedanta e ha vissuto una vita yogica fin dall’infanzia. Tutte le domande sugli argomenti di cui sopra possono essere indirizzate a yogiram@arhantayoga.org

Riguardo l'autore

Ram Jain

Nato in una famiglia giainista in cui lo yoga è stato lo stile di vita per cinque generazioni, il mio viaggio formale nello yoga è iniziato all'età di otto anni in una scuola vedica in India. Lì ho ricevuto una solida base nelle antiche scritture, inclusi Veda, Upanishad, Bhagavad Gita e Yoga Sutra, per citarne solo alcuni.

Nel 2009 ho fondato Arhanta Yoga Ashrams. Vedo lo yoga come un modo per padroneggiare i cinque sensi, quindi ho chiamato i nostri ashram "Arhanta Yoga", lo yoga per padroneggiare i cinque sensi!

Nel 2017 ho anche fondato Arhanta Yoga Online Academy in modo che le persone che non possono visitare i nostri ashram possano seguire i nostri corsi da remoto.

Ad Arhanta non insegniamo solo yoga. Ti insegniamo come raggiungere il tuo potenziale, ad approfondire le tue conoscenze, a costruire la fiducia in te stesso e a farti carico della tua vita.

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